Inauguriamo una nuova categoria del nostro sito Poesie filosofiche con al’analisi di alcune poesie che possono essere utili per comprenderci.
La scelta cade su questa poesia di Wislawa Szymborska (cfr. Enciclopedia Treccani), Ogni caso, titolo dell’omonima raccolta pubblicata nel 1972, che racconta la storia di una coincidenza declinandola in infinite, piccole, sfumature del caso con una semplicità disarmante che non conosce banalità.
«Poteva accadere. /Doveva accadere./ È accaduto prima. Dopo./ Più vicino. Più lontano./ É accaduto non a te./ Ti sei salvato perché eri il primo./ Ti sei salvato perché eri l’ultimo./ Perché da solo. Perché la gente./ Perché a sinistra. Perché a destra./ Perché la pioggia. Perché un’ombra./ Perché splendeva il sole». E continua, ancora, snocciolando immagini ad intermittenza, come fossero le maglie di una rete perfetta che però, da qualche parte, ha un buco, un buco soltanto ma sufficiente affinché tutto possa entrare o uscire, all’improvviso, rivoltando la vita in un istante.
Ognuno potrà leggere ciò che desidera nelle trame dei suoi versi. A volte si immagina un evento della vita che ci ha segnato profondamente, magari un amore, forse la morte di una persona cara, oppure soltanto un momento in cui abbiamo preso coscienza che tutto era lì: la vita appesa ad un filo leggerissimo ed inafferrabile, meravigliosamente bello e spaventoso al tempo stesso.
«Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,/ a un passo, a un pelo/ da una coincidenza. Dunque ci sei? Dritto dall’animo/ ancora socchiuso?/ La rete aveva solo un buco, e tu/ proprio da lì? Non c’è fine al mio/ stupore, al mio tacerlo./ Ascolta/ come mi batte forte il tuo cuore». E non c’è niente da dire, soltanto che queste parole delicate, discrete, ci riappacificano con il mondo, e può rassicurarci il pensiero che sebbene sia soltanto il caso, inaspettato e disarmante, il signore assoluto del nostro destino, a noi almeno è data la meraviglia e il piacere d’incantarci, a volte, a guardarlo così com’è, nel suo perfetto intreccio di coincidenze.
Quando ho avuto l’opportunità di incontrare questa poesia ho subito pensato ad un avvenimento in particolare della mia vita privata, che ho finito poi per tatuarmi sulla pelle: un semplice accadimento che non ha fatto altro che darmi l’opportunità di scoprire una parte di me che non pensavo di avere. Un semplice accadimento che mi ha stravolto completamente e che a volte mi fa arrabbiare perché è fuori dal mio controllo. Eppure non è dipeso dalla mia volontà, non è determinato da me, non l’ho scelto, non l’ho voluto, è semplicemente accaduto.
E proprio a quell’accadimento che sono grata e ringrazio il cielo di essere esistito e di esistere ancora. Senza non sarei io, senza non mi riconoscerei adesso, senza vivrei meno. E proprio a quell’accadimento che auguro, per favore, di essere felice.