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Un viaggio lungo un anno scolastico

Foto di Francesco Carrino

Questo nuovo anno scolastico è iniziato con una serie di sorprese: prima un incarico annuale di una COE e poi improvvisamente un incarico annuale lontano da casa, circa un’oretta. “Io insegno in un Liceo classico” mi ripeto continuamente in modo ossessivo-compulsivo, perché in realtà devo credere che quel piccolo desiderio custodito nelle recondite profondità dell’anima si è davvero concretizzato. Un anno in presenza in un liceo classico: 3 classi, 6 ore (3 di storia e 3 di filosofia) in una sola classe, 3 consigli, 1 solo giorno di incontri scuola famiglia, una sola scuola e colleghi che non ti conoscono.

“Ma come fai ad essere contenta di questo incarico?” è la domanda più gettonata degli ultimi giorni e io rispondo con un onesto “perché non dovrei esserlo?”. Cerco di addurre le migliori argomentazioni per conquistare dialetticamente il mio interlocutore, ma in realtà eludo sempre la risposta reale: sono contenta perché lavoro fino al 31 agosto, perché ci sono moltissimi vantaggi (che per ovvie ragioni non elenco in quanto deducibili molto facilmente), ma di questo nuovo incarico io adesso gusto il viaggio. Il mio viaggio di andata e ritorno, un’ora e un’ora di autostrada in cui io la musica e i miei pensieri ci facciamo compagnia. Macino km su km, mi stupisco del sole rosso alle 7 di mattina, ricordo sorrisi, lineamenti e i “sto scherzando” usati ad cazzum, che mancano di tanto in tanto.

Il mio viaggio sta iniziando, a breve vi racconterò le varie tappe, le varie fermate ma sopratutto le soste.

A presto care #mentipensanti

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