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Il procrastinatore

18.04.2020 – A che giorno siamo di quarantena?

Non ricordo più che cosa ho fatto il 16 aprile, come se lo avessi completamente rimosso. Non ricordo insomma come trascorro i giorni, che a volte sembrano gli uni attaccati agli altri e a volte troppo brevi. La giornata è stata positiva tutto sommato. Ho fatto spiegato Kierkegaard, ho sentito i miei affetti, ho trotterellato con il mio piccolo incanto: insomma una giornata positiva di quarantena. Ho assegnato il seguente compito: (…) ipotizzare un personale “Diario di una quarantena” e scrivere un breve testo in cui si racconta se stessi durante la quarantena, i propri stati d’animo, sensazioni, preoccupazioni e prospettive e scelte future. I testi scritti possono essere inviati via mail  oppure condivisi su classroom. Non lo so se i miei studenti sono stati felici di un compito del genere oppure no, ma volevo invitarli a raccontarmi loro stessi, volevo che non procrastinassero più il loro appuntamento con il futuro. 

Ho colto l’occasione per recuperare le mie parole in libertà scritte martedì 9 agosto 2016, intitolate il Procrastinatore, che vi lascio di seguito. Avevo dimenticato quanto fosse bello scrivere liberamente, avevo dimenticato quanto scrivere fosse in passato la mia cura, il mio habitat naturale, quanto sentissi l’esigenza di dover dire qualcosa al mondo. Ricordo quando ho scritto questo pezzo: cercavo di dirmi delle cose che non riuscivo a dirmi ad alta voce. Ma poi ho capito.

Buona lettura

“Domani mi metto a dieta!”.
“Appena aspetterò un figlio smetterò di fumare, adesso non mi va non farlo”.
“Appena torno dalle vacanze mi metto a studiare”.
“Giovedì ci vediamo, scusa ma sono troppo impegnata”.

Frasi del genere vengono immediatamente captate dagli psicologi come segno di procrastinazione, quella tipica abitudine di rimandare le cose da fare sempre in un altro momento. Lungi da voler qui in questo contesto fare una trattazione scientifica – alcune ricerche scientifiche, in particolar modo presentate nella rivista Solomon and Rothblum (1984), segnalano due tipi di procrastinatori: un procrastinatore rilassato, che iniziare molte cose senza portarne a termine nessuna, e un procrastinatore preoccupato, che rimanda le cose da fare perché manca di fiducia in se stesso e nelle proprie capacità – qui si esamina una serie tipologie di procrastinatori che possono essere riconosciuti nel corso della vita.
P. S. Nulla di stupefacente ma siamo sulla stessa scia del post L’uomo è un casatiello

1. Il procrastinatore tutto chiacchiere e distintivo

Questo tipo di procrastinatore vuole tutto e subito: inizia un nuovo progetto con grande entusiasmo ma, una volta svanito il fascino della novità, tende a stancarsi facilmente e a desistere. Nei casi più gravi, fa fatica a trovare la sua strada nella vita: saltella da un lavoro ad un altro o da una relazione ad un’altra senza riuscire ad impegnarsi in niente. Questo tipo di procrastinatore dovrebbe lavorare sull’autodisciplina, imparando a fare le cose anche se non ha voglia di farle o non è dell’umore giusto. In altri termini come si dice nel profondo sud: eddà cresc’.

2. Il procrastinatore dal salario garantito

Tipico elemento nullafacente che maschera la propria nullafacenza dietro a grandi ideali. Finge di acculturarsi perché ascolta l’andamento della borsa ogni mattina ma in realtà non conosce la differenza tra il dollaro e la sterlina. Allergico agli impegni e a tutto ciò che comporta fatica e sudore della fronte, rimanda ogni passo decisivo e decide di trascorrere la propria vita nel conteggio dei propri peli pubici, mentre la mammina gli lascia sul comodino la tazzina di caffè bollente e 5 euro per le sigarette. Si vuole fare una posizione, sta’ sturiann per farsi un futuro.

3. Il procrastinatore “mi scoccio”

Rimanda i pagamenti nonostante abbia i soldi in tasca: potrebbe essere confuso con uno/a dalle braccine corte ma in realtà si scoccia di pagare i suoi conti economici e morali. Si scoccia di pagare il caffè quando è con gli amici e puntualmente scompare nel momento in cui il barista cerca con gli occhi chi potrebbe saldare il conto; si scoccia di comprarsi le sigarette e scrocca quelle degli altri; si scoccia di andare al cinema o di guardare belle donne per strada; si scoccia di lavarsi o radersi se uomo, di depilarsi e di curarsi se donna. Si scoccia di mangiare e di bere, pertanto, quando è solo decide di scocciarsi totalmente fino a rischiare di morire di sete e di fame. E mi scoccio.

4. Il procrastinatore supercalifragilistichespiralidoso

La procrastinazione è un fenomeno psicologico che chiama in gioco un complesso di specifiche emozioni, come ad esempio l’ansia, e credenze legate alla bassa tolleranza della frustrazione, alle proprie capacità e al valore personale. Il procrastinatore di Mary Poppins è ansioso a tal punto che non combina mai niente; mette in atto una forma di driblaggio che gli permette di non entrare in contatto con le proprie insicurezze, paure e limiti. Così facendo non affronta una serie di preoccupazioni e non è costretto ad avere a che fare con le emozioni che ne derivano. Tutte le notti spera di essere rapito dall’audace Mary Poppins, che gli dà il dono del rimandare continuamente una decisione… infatti basta poco e la pillola va giù

Mi dicono che
La vita è breve e noiosa; la si passa tutta a desiderare; si rinviano riposo e gioie al futuro, all’età in cui i beni più preziosi, salute e giovinezza, sono già scomparsi. Arriva quel momento che ci sorprende ancora in balia dei desideri: siamo a quel punto quando ci la febbre ci afferra e ci spegne; se guarissimo, sarebbe solo per desiderare più a lungo.
Jean de La Bruyère, I caratteri, 1688

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