6 marzo 2020 –  Chiusura della scuola ah no, sospensione didattica 

Sospensione didattica e confusione generale. Cosa fare, cosa non fare, si aspettano indicazioni e subito ci si organizza per la Didattica a distanza. I ragazzi mancano come l’aria e subito mi sembra di essere sprofondata in quel limbo che solo chi è precario conosce: l’orribile settembre, mese in cui sei attaccato al computer aspettando convocazioni di supplenze che arriveranno sempre ad ottobre ma nel frattempo ti convinci che non avrai la fortuna di insegnare più nella stessa scuola che hai lasciato.

Il giorno dopo mi organizzo per tutta la settimana, per fortuna avevo già creato per ogni classe il gruppo google classroom “all’inizio” dell’anno (o meglio della mia nomina di docente) e così pronti, partenza, via!. Sono sempre stata convinta che la didattica dovesse includere nuovi strumenti, che si dovesse svecchiare ed essere più vicina allo studente di oggi, ma chi aveva avuto il coraggio di mettere in pratica tutto questo? Molti colleghi di “ruolo” non hanno mai investito sulla loro formazione, non si sono mai preoccupati di migliorare il loro metodo di insegnamento, anche perché, diciamoci la verità, costa fatica e tempo. Ogni volta che constato questa situazione mi ripeto “Valentina, per favore, non perdere mai la tua passione, cerca di essere felice ogni volta che varchi quella soglia della classe, offri sempre il meglio di te stessa perché non puoi fare diversamente”.

Questa volta mi viene chiesto di non varcare nessuna soglia, di non incontrare nessun sguardo assorto e disinteressato, di non svegliarmi alle 5 di mattina per essere puntuale alla prima ora, di non vedere i colleghi, di non carpire nessun segreto umano. Non mi viene chiesto nulla, solo la volontà di organizzare una didattica a distanza. Didattica a distanza = insegnare da lontano. Insegno da lontano e mi mancano quelle personcine più o meno costruite, più o meno definite, che ogni giorno, ogni anno io chiamo Splendori. Ognuno di loro è uno splendore e io mi prometto di ricordarlo ogni giorno.

3 aprile 2020 –  Continuazione della sospensione didattica

La didattica a distanza ormai è diventata l’unica possibilità per ricordare la normalità sia da parte del docente sia da parte degli studenti, ormai stremati dalla fatica del loro impegno. I docenti  lavorano il doppio assegnando il doppio, gli studenti ora sono costretti a studiare e a fare il doppio. Nuove preoccupazioni aleggiano nell’aria: valutazione ed esame di stato, ma fino a domenica 5 non sapremo nulla se non le mille supposizioni dei sindacati e dei giornali. Mi sono stancata di leggere qualunque cosa: aspetto fiduciosa che tutte le decisioni che verranno prese saranno le migliori possibili. Dovrei concentrarmi nello studio sia del tfa sostegno sia del concorso, ma risulta davvero impossibile. L’altra notte ho sognato una cattedra ad honorem non perché la fatica in questo momento di prepararmi per le prove concorsuali davvero è tanta. Alla fine i sogni non fanno male a nessuno e sono sempre un modo perverso dei personali desideri di venire fuori. La quarantena mi ha ribadito quanto già sapevo: non sono io senza la passione per la didattica e questo fuoco che cerco di alimentare tutti i giorni mi consente di distrarmi, di non pensare, di non preoccuparmi almeno per un istante. Mi dispiace sentire i miei ragazzi tristi e persi, senza un orientamento, senza la possibilità di vivere la loro vita spensierata. Siamo in guerra? Ok ora è chiaro, basta ripeterlo continuamente, che non fa bene a nessuno. Siamo tutti disperati? Si, basta esprimerlo e cerchiamo di pensare a come sollevare il morale a qualcuno solo per sentirci ancora una volta umani, troppo umani.

“Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere”.

Tommaso Moro


2 risposte a “Diario di una prof.ssa in quarantena”

  1. Avatar Cinicamente

    In bocca al lupo!

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