Domenica 8 settembre 2019 è stata disinnescata una bomba a Battipaglia (in provincia di Salerno): poco dopo le 11 gli artificieri dell’Esercito Italiano hanno iniziato le operazioni di sminamento dell’ordigno bellico ritrovato a metà febbraio in un appezzamento di terreno a Spineta.

Questo ritrovamento mi ha permesso di cercare traccie della Seconda Guerra Mondiale sul mio territorio (prov. di Salerno) e ho scoperto davvero tante cose: lo sapevate che l’Archivio Diaristico Nazionale (ADN) di Pieve Santo Stefano (Arezzo) conserva
testi provenienti dall’area salernitana, di cui circa13 riguardanti vicende belliche?

Ho scoperto inoltre:
- in provincia di Salerno la più rilevante raccolta di fonti orali è quella di Giuseppe Colitti di Sala Consilina, con oltre duemilatrecento ore di registrazioni realizzate dal 1971 ad oggi. Nel 1992 il suo archivio è stato riconosciuto di notevole interesse storico da parte della Soprintendenza Archivistica per la Campania. Per quanto riguarda gli eventi del ‘43 si segnala la ricca raccolta di testimonianze su Altavilla, curata da Rosario Messone, pubblicata in occasione del settantennio dello sbarco alleato (cfr. R. Messone, Bombe su Altavilla 1943. Testimonianze di civili sull’Operation Avalanche, Bracigliano, D&P Editori, 2013).
- Il cibo veniva distribuito quotidianamente o mensilmente solo con l’esibizione della tessera di razionamento, una per ogni membro della famiglia. I quantitativi davvero scarni: ad esempio circa duecento grammi di pane al giorno (di pessima qualità perché mancava il grano e quindi si utilizzavano farine “alternative”), ovvero seicento grammi di pasta e un chilogrammo di riso al mese. Si aggiungevano scarse razioni di olio, burro e grassi animali e zucchero di origine autarchica, di pessima qualità. Il caffè era del tutto assente, in quanto ne era impossibile l’importazione, ma si riusciva a reperirlo grazie al contrabbando, che diede vita al detto guerr’ e tempest’ a chi spogl’ e a chi vest. A tal proposito vi inviato a vedere Napoli Milionaria di Eduardo De Filippo.
- Enrico Marano, all’epoca bambino di otto anni, nella sua monografia Salerno 1940/1943 – La guerra nei ricordi di un bambino, integrati settant’anni dopo da considerazioni personali dello stesso, racconta che suo padre faceva parte della Difesa Contraerea Territoriale (DICAT) con il grado di Centurione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che equivaleva a quello di capitano dell’esercito. Le due mitragliatrici erano postate sulle terrazze del palazzo dove abitava ed i militi adibiti ad esse, acquartierati nei vani terranei dell’edificio, poiché la postazione antiaerea non era dotata di impianto telefonico, si servivano del telefono di casa Marano per le comunicazioni di servizio.
- La sera dell’8 settembre la radio diede la notizia dell’armistizio: ovunque si scatenarono manifestazioni di gioia, ma la vera e propria “operazione di liberazione” avvenne il 9 settembre 1943. L’operazione venne chiamata Avalanche (valanga) e fu affidata ad un giovane ed inesperto generale Mark Wayne Clark, collaboratore di Eisenhower.
Ma voi avete mai interrogato il vostro territorio riguardo gli avvenimenti storici?
La prof.