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Studio con De André

Sono ormai venti anni che è scomparso De André e il vuoto resta e resterà incolmabile.

Lo spunto di questo post che intende dimostrare che si può studiare attraverso le parole di De André arriva da diversi articoli, quali A scuola? Vogliamo studiare i testi di Fabrizio de André. Ecco la “riforma” suggerita al governo dall’ultimo sondaggio di Artribune , STUDIARE DE ANDRÉ A SCUOLA?, MEGLIO DI NO!  .

Ma facciamo un breve riassunto: il ministro dei beni, delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini sostiene che bisogna studiare a scuola i cantautori e dal sondaggio di Artribune emerge che il primo cantautore da studiare è De André.

Si può studiare una serie di argomenti attraverso le canzoni di De André? Si, in questo modo: solo conoscendo e ascoltando le sue canzoni è possibile scorgere le fonti culturali. Noi ne abbiamo individuate alcune: 

  • Amore che vieni, amore che vai in Karim, (1966) [poi in “Tutto Fabrizio De André”, Karim, 1966]. In questo brano De André affronta di nuovo il tema della precarietà dell’amore o, com’è stato scritto felicemente, “dell’incessante mutamento, dell’eterna ciclicità della natura come dei sentimenti e della fatale sfasatura – nei rapporti d’amore – fra i desideri propri e quelli dell’altro” (D. Fasoli, Fabrizio De André. Passaggi di tempo, Edizioni Associate, Roma 1999, p. 80).  Le fonti sono davvero molte ma le più eclatanti sono: l’Eterno ritorno di Nietzsche e la poesia di Catullo dedicata a Lesbia;
  • Ballata degli impiccati in Tutti morimmo a stento  (1968) è una canzone ispirata dalla Ballade des pendus [Épitaphe Villon] di François Villon, il grande poeta “maledetto” francese del Medioevo, che sulla forca aveva visto morire i suoi compagni. Poesia che fu poi musicata da Louis Bessières e interpretata Serge Reggiani; ma le influenze villoniane sono decisive anche su Brassens, autore a sua volta di diverse canzoni dove sono presenti impiccati, prima fra tutte La messe au pendu. La canzone è stata scritta in occasione dell’episodio di Figline di Prato, 6 settembre 1944: alcuni civili furono impiccati dai tedeschi e dai fascisti per rappresaglia (fonte culturale: la Seconda guerra mondiale);
  • Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers in Tutto Fabrizio De André 1966 Karim tratta dell’episodio storico dell’ottavo secolo d.C., tra i più importanti della storia europea visto che quella battaglia servì a fermare l’avanzata, fino ad allora inarrestabile, dell’Islam. I musulmani erano arrivati fino a Parigi, senza Carlo Martello sarebbe stata diversa la storia dell’Europa. Carlo Martello, re cristiano, che tornando dalle gloriose gesta belliche contro i mori non trova di meglio che comportarsi da perfetto maschio cialtrone con una povera ragazza del popolo, per soddisfare i suoi appetiti sessuali, e che scappa quando la fanciulla gli chiede dei soldi per le sue “prestazioni”, c’è tutta la feroce satira su tutta una tradizione medievale e cristiana fatta di “cavalleria”. La cavalleria era riservata ai pari grado, non a una povera contadina. Fonti culturali: il Medioevo, la cavalleria;
  • Dolcenera in Anime salve, BMG Ricordi, 1996. Parla dell’alluvione di Genova, 7-8 ottobre 1970. “Questo del protagonista di Dolcenera è un curioso tipo di solitudine. È la solitudine dell’innamorato, soprattutto se non corrisposto. Gli piglia una sorta di sogno paranoico, per cui cancella qualsiasi cosa possa frapporsi fra se stesso e l’oggetto del desiderio. È una storia parallela: da una parte c’è l’alluvione che ha sommerso Genova nel ’70, dall’altra c’è questo matto innamorato che aspetta una donna. Ed è talmente avventato in questo suo sogno che ne rimuove addirittura l’assenza, perché lei, in effetti, non arriva. Lui è convinto di farci l’amore, ma lei è con l’acqua alla gola. Questo tipo di sogno, purtroppo, è molto simile a quello del tiranno, che cerca di rimuovere ogni ostacolo che si oppone all’esercizio del proprio potere assoluto.”, dice Fabrizio De André in un concerto al Palasport di Treviglio (24 marzo 1997) . Fonti culturali: tirannia antica e moderna, Freud e la follia (infattila solitudine o meglio l’autoemarginazione del protagonista di Dolcenera è in apparenza la più difficile da sostenere come sinonimo di libertà, eppure è opinione, non solo di chi scrive, che l’apice della libertà stessa sia raggiungibile proprio attraverso la follia e ciò al di là di ogni valutazione di natura etica).

De André è immenso e questo lavoro è riduttivo. A presto per i prossimi contenuti. 

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